Pagine

venerdì 9 settembre 2016

Un'esperienza nuova

Tramite l'università, ho svolto il mio tirocinio formativo in un Centro Infanzia, nel quale si svolgevano varie attività trasversali tra cui anche quella di psicomotricità.
Ogni mercoledì i bambini venivano portati nel salone centrale, adibito appunto alla psicomotricità, il quale era preparato tutti con i vari oggetti di questa attività.
Le attività trasversali non venivano gestite dalle educatrici del Centro ma da personale esterno.
Come ogni seduta di psicomotricità i bambini avevano degli schemi da seguire :saluto iniziale seduti su un grande materasso rosso al centro della stanza, gioco libero con i vari oggetti forniti e chiusura dell'attività.
Durante questa esperienza ho potuto osservare con i miei occhi varie dinamiche che fino ad allora avevo solo letto sui libri.
La psicomotricità dà modo ai bambini si di giocare, ma allo stesso tempo di apprendere regole e norme.
Il ruolo dello psicomotricista è fondamentale durante l'attività. 
Mi ricordo che durante il gioco libero F. e A. (2 anni e mezzo) iniziarono a litigare per un cubotto morbido. Inizialmente il litigio era solo di parole poi passarono alle mani.
La psicomotricista, ferma in un angolo, osservava attentamente i due bambini, non interrompendo sul nascere questa discussione, poi quando i due iniziarono a farsi male fisicamente intervenne prontamente.
In seguito mi spiegò che questo tipo di litigi son fondamentali, anzi fanno bene e ci devono essere.
In questo caso A. aveva il cubotto e stava giocando per conto suo, F. con un atteggiamento prepotente glielo tolse iniziando a giocarci lui, A. iniziò a piangere ma rimase fermo. Poi, iniziò "la lotta" tra i due. Un tira e molla circa di dieci minuti (-"è mio" -"no è mio lascia" -"lascia tu").
F. dal carattere forte e sicuro predominava su A., bambino timido e di poche parole.
A. cercava spesso l'aiuto delle educatrici, con sguardi e pianti, ma qui doveva essere lui a togliersi da questa situazione senza che qualcuno lo facesse al suo posto.
Qui F. iniziò a tirere i capelli e a dar piccole spinte ad A.
Alla fine, sfinito(A.) mollò la presa e così F., soddisfatto e felice andò a giocare da un'altra parte.
Qui intervenne la psicomotricista che prese A., in lacrime, tra le sue braccia (momento contenitivo) e si fece spiegare da lui cosa era successo. Poi prese F. e ascoltò anche la sua versione, dicendogli comunque se con quel gioco ci stava giocando A. o un altro bambino, non si toglie dalle mani ma si chiede oppure ci si gioca insieme oppure ancora si gioca con altro, data la vastità della scelta.
Così propose a F. di chiedere ad A. se voleva giocare insieme a lui. A. ancora deluso e triste dalla "sconfitta" titubò un po' nello rispondere ma alla fine accettò.


"Si può conoscere di più su un bambino in un'ora di gioco che in un anno di conversazione"